In un sistema digitale dove anche gli slip si comprano online, dove non c’è più tempo per il dubbio, la scelta, la contemplazione; in una società che ci vede flâneurs in cerca di appartenenza, stranieri presso noi stessi e gli altri (come diceva qualcuno, “straniero è ciascuno di noi non appena esce di casa”), L’appartement si fa nota particolare, à la page e sociale, poiché sceglie proprio un appartamento, un rifugio simbolico, nel quale inserire connessioni umane e collaborazioni creative. Dentro le quattro mura della casa e fuori dagli schermi. 

Farsi trovare, incontrarsi, recarsi a quell’appuntamento.

L’espressione “rendez-vous” proviene dal francese ed è una di quelle espressioni che mi piacciono, che evocano naturalmente una dimensione, un desiderio di incontro, uno scambio.

Con la mente vado subito ai salotti parigini del XIX secolo e immagino scrittori e artisti scambiarsi idee, mentre sorseggiano cocktail e ascoltano musica dal vivo. Una musica prima lieve, poi sfrenata.  

È da Parigi che arriva Marion Barbaz, architetta e fondatrice de L’appartement, un moderno progetto di rendez-vous volato dalla Francia a Napoli, direttamente di fronte al mare.

Un’esposizione artistica, sessioni di shopping con una selezione di capi e accessori, assaggi dolci. Gli eventi riservati de L’appartement intrecciano esperienze creative alla moda, la bellezza e le arti in uno spazio privato; bisogna prenotarsi ma la sensazione è quella di un incontro casuale.

Roof Mediterraneo: intervista a Marion Barbaz
L’appartamento trasformato in un progetto di connessioni. Un luogo di riservatezza eppure di incontro sociale, uno spazio privato di condivisione temporanea che abbraccia brand, realtà di moda, artigiani e artisti che praticano la stessa filosofia. Come nasce e qual è il ruolo dello spazio?

L’appartement è nato dalla constatazione che le interazioni sociali e umane sono in costante declino. Almeno questo è quello che ho notato a Parigi. Il nostro stile di vita frenetico e l’uso dei social ci allontanano gli uni dagli altri. Ma questo non significa che siamo meno creativi, anzi! Per questo, il mio punto di partenza è stato quello di creare un progetto che riunisse le persone e le incoraggiasse a incontrarsi e a condividere.

Sebbene si possano incontrare persone ovunque, per questo progetto ho prestato particolare attenzione allo spazio, senza dubbio a causa della mia anima architettonica. L’appartement, in quanto spazio domestico, mi sembrava ideale per offrire un contesto conviviale, intimo e caloroso. Come un invito da parte di un’amica che organizza un pranzo tra amici, siamo invitati a trascorrere un po’ di tempo a L’appartement, scoprendo e incontrando designer e nuove persone.

Da Parigi a Napoli: il tuo è un progetto che gioca e crea incontri su due aree molto diverse tra loro, eppure tutti i luoghi hanno qualcosa in comune. Com’è la Napoli dei rendez-vous e quanto è dissimile da Parigi? 

Ho avuto la grande fortuna di crescere a Parigi e di conoscere l’amore che mi ha portata a vivere a Napoli oggi.

Napoli e Parigi sono delle città molto diverse ma sono due posti che porto nel mio cuore. Questo perché hanno entrambi un senso dell’estetica molto sviluppato, sia per l’architettura che per la moda, l’arte o ancora i dolci. Inoltre, anche se Parigi e Napoli hanno delle sensibilità estetiche differenti, penso che siano molto compatibili e che si ammirino a vicenda.

Poi ho notato che le persone che partecipano ai rendez-vous de L’appartement, sia a Napoli che a Parigi, hanno questa similitudine d’essere curiose, sensibili alla creazione e con la voglia di fare nuovi incontri. 

Qual è la filosofia che caratterizza gli appuntamenti del tuo progetto? Qual è il filo conduttore?

L’appartement sostiene gli incontri ed esiste grazie agli incontri creativi che organizzo. A volte sono contattata da creatori e artisti, altre volte sono io a contattarli, e a volte gli incontri sono spontanei. Qualunque sia il modo in cui avviene l’incontro, la condizione primaria per partecipare a un’edizione de L’appartement è condividere la filosofia del progetto; cioè essere presenti al rendez-vous e aperti a raccontare ai partecipanti il proprio universo e la propria filosofia di creazione.

Aggiungo che l’essenza de L’appartement non è vendere prodotti né “consumare”, ma si tratta, prima di tutto, di un progetto umano che offre uno spazio di incontro e di condivisione.

Grazie Marion per la tua gentilezza.

In definitiva, in un sistema digitale dove anche gli slip si comprano online, dove non c’è più tempo per il dubbio, la scelta, la contemplazione; in una società che ci vede flâneurs in cerca di appartenenza, stranieri presso noi stessi e gli altri (come diceva qualcuno, “straniero è ciascuno di noi non appena esce di casa”), L’appartement si fa così nota particolare, à la page e sociale, poiché sceglie proprio un appartamento, un rifugio simbolico, nel quale inserire connessioni umane e collaborazioni creative. Dentro le quattro mura della casa e fuori dagli schermi. 

Siamo pronti a cambiare un po’ la rotta grazie anche a momenti come questi? Secondo me sì.

ANNARITA GENOVA
ANNARITA GENOVAauthor & founder
Mi occupo di pubblicità e giornalismo e penso che, tra tutte le parole che esistono, solo una viene con me. Me la porto al mare.
«Senza manco ‘o tiempo ‘e ce fá capí».
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